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16/03/2020
Proprio oggi, mentre scriviamo, il Consiglio dei ministri riunitosi a Palazzo Chigi ha varato il decreto legge di marzo con le misure economiche atte a fronteggiare l'emergenza Coronavirus. Sono stati messi in campo aiuti per medici, lavoratori, famiglie e imprese, un primo sostegno all'economia da circa 25 miliardi di “denaro fresco” e finanziamenti mobilitati per 350 miliardi di euro.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza stampa seguita al Consiglio, ha introdotto le linee generali del decreto “cura-Italia” annunciando inoltre futuri interventi a sostegno dell'economia: "Siamo consapevoli che questo decreto non basterà. Ma il governo oggi risponde 'presente' e lo farà anche domani. Dovremo poi ricostruire il tessuto economico e sociale che uscirà fortemente intaccato da questa emergenza e lo faremo con un piano di ingenti investimenti e con una rapidità che il nostro Paese non ha mai conosciuto prima".
"È solo il primo passo – aveva anticipato il viceministro all'Economia Antonio Misiani - questo è il decreto di marzo, poi verrà quello di aprile. Sarà una manovra con un impatto doppio rispetto all'ultima legge di bilancio".
Nei giorni scorsi, in vista del varo delle misure economiche a sostegno dei lavoratori e delle imprese, dai diversi settori del sistema economico italiano erano stati lanciati segnali di allarme all'indirizzo del governo.
Ma vediamo nell'ambito del comparto turistico quale scenario descrivono in questi giorni le principali associazioni.
Luca Patanè, Presidente di Confturismo, ha evidenziato come la situazione sia drammatica per tutto il comparto turistico e ha auspicato provvedimenti forti per immettere liquidità nel sistema volti a dare ossigeno alle imprese. Le stime fatte da Confturismo e Confcommercio prevedono infatti perdite per 11 miliardi di euro solo per il periodo 1 marzo-31 maggio (in questo calcolo non sono conteggiate le perdite relative ai viaggi organizzati e ai viaggi d'affari verso l'estero) oltre a un calo delle presenze di turisti in Italia pari a 45 milioni. Cifre inquietanti, se consideriamo l'impatto del turismo sull'economia in una nazione come l'Italia.
Federalberghi e le altre organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative del settore turismo lo scorso 28 febbraio hanno portato all'attenzione del Ministero per i Beni e le attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini, un avviso comune sull'emergenza Coronavirus, allo scopo di promuovere iniziative per la tutela di 300.000 imprese e 1,5 milioni di lavoratori, che producono ogni anno un valore aggiunto di 90 miliardi di euro, con più di 430 milioni di presenze turistiche ed oltre 48 miliardi di euro spesi in Italia dai turisti stranieri. Un primo blocco di interventi riguarda attività di diretta competenza delle parti sociali, come la stipula degli accordi che consentono l'accesso agli ammortizzatori sociali e l'attivazione di interventi di sostegno mediante la rete degli enti bilaterali. Ulteriori misure, che richiedono l'intervento delle istituzioni, riguardano la necessità di garantire l'intervento del fondo integrazione salariale e della cassa integrazione in favore di tutte le aziende e tutti i dipendenti, concedere indennizzi per le imprese e i lavoratori autonomi del turismo che abbiano subito una significativa riduzione dell'attività, sospendere i vari termini, inclusi quelli inerenti il pagamento di tasse, contributi e mutui, realizzare una campagna straordinaria di promozione del nostro sistema turistico e rilanciare l'immagine turistica dei territori.
Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, ha evidenziato l'obiettivo perseguito dalle parti sociali: “salvaguardare le attività economiche e i posti di lavoro, in tutto il territorio nazionale, condizione imprescindibile per assicurare la sopravvivenza del sistema turistico italiano, in attesa che passi la bufera e si ripristinino condizioni di normalità.
Secondo Ivana Jelinic, presidente di Fiavet, “il ministro ha ben compreso quale è la posizione delle agenzie di viaggio in questo momento, soprattutto sulle gite di istruzione”.
“In questo momento particolare – ha dichiarato la Fipe – il compito delle parti sociali è di invitare il Governo a provvedimenti tempestivi e di impegnarsi direttamente con azioni proprie messe in campo attraverso il sistema della bilateralità per offrire un supporto alle imprese e ai lavoratori del settore”.
Secondo Confturismo-Confcommercio, l'incontro con il ministro Franceschini dello scorso 28 febbraio “ha consentito di fare emergere con chiarezza tutte le implicazioni della crisi in corso per la complessa filiera del turismo: dalle attività ricettive ai viaggi organizzati, dalla ristorazione e intrattenimento alle guide turistiche, dai meeting e congressi ai viaggi d'affari fino al sistema dei trasporti e della cultura, solo per citarne alcuni". “Oltre all'estensione del perimetro del danno – prosegue Confturismo-Confcommercio – è emersa anche l'assoluta importanza per l'intero sistema Paese di questo settore, caratterizzato da un altissimo grado di trasversalità e capace di essere anticiclico nelle fasi negative dell'economia”.
Dopo il blocco generale imposto dal Governo lo scorso 11 marzo, Federalberghi aggiunge che il decreto che impone la sospensione di alcune attività economiche non menziona in alcun modo gli alberghi e le strutture ricettive. “Negli ultimi giorni – spiegano - moltissimi alberghi, preso atto della totale mancanza di clienti, italiani e stranieri, hanno deciso di chiudere i battenti, in attesa di tempi migliori. Non mancano tuttavia le strutture, su tutto il territorio nazionale, che continuano ad erogare il servizio, lavorando in perdita, con spirito di responsabilità, per fornire il necessario supporto alle persone che ne hanno bisogno".
"A titolo meramente esemplificativo, in queste ore gli alberghi italiani – fa presente Federalberghi - stanno accogliendo squadre di tecnici e operai impegnati in cantieri e nella fornitura di servizi di assistenza tecnica, persone che viaggiano per motivi di salute, connessi all'esigenza di curare se stessi o di accudire i familiari ricoverati in ospedale, equipaggi degli aerei, dei treni e dei pullman che alla sera concludono il turno in una località diversa da quella di residenza, persone che per motivi di servizio sono abitualmente alloggiate presso i residence, turisti che avevano iniziato il proprio viaggio in Italia la settimana scorsa e sono in attesa di far rientro a casa e tanti altri".
Nei giorni scorsi molti imprenditori balneari le cui aziende lavorano tutto l'anno, o che comunque erano già aperte, hanno sospeso spontaneamente e autonomamente. A tale scopo – dice il presidente del Sib, Antonio Capacchione - invitiamo i balneari italiani a sospendere o rinviare a dopo il 25 marzo le attività di allestimento e di preparazione delle spiagge salvo quelle assolutamente indispensabili per il ripristino degli impianti danneggiati dalle mareggiate o dal fenomeno erosivo”.
“A differenza di quanto in molti pensano e come, invece a noi è ben noto il nostro lavoro – continua Capacchione - non si limita a quello estivo essendo già iniziato o inizia in questi giorni ma l'urgenza di allestire le strutture è superata dalla inderogabile necessità di salvaguardare l'incolumità nostra, dei nostri collaboratori e degli italiani. È anche un piccolo contributo verso quella parte del nostro popolo, come i medici e gli infermieri, sulle cui spalle sta ricadendo il peso maggiore di questa emergenza e ai quali va tutta la nostra più profonda riconoscenza”.
“Con l'impegno di tutti - conclude il presidente del Sib - siamo certi che il nostro Paese supererà questa durissima prova e che sarà ancor più necessario e prezioso il lavoro, la professionalità e l'impegno di noi imprenditori balneari per fornire quei servizi di qualità e di eccellenza che hanno reso turisticamente forte e competitiva l'Italia nel mondo”.
La presa di coscienza di una situazione a dir poco critica non deve togliere lucidità agli operatori economici anche per il mantenimento di una visione prospettica e strategica di lungo raggio proiettata nel post emergenza Coronavirus. Il governo deve fare il suo, ma la maggior parte delle imprese dovrà rimettere in discussione modelli organizzativi e di business insieme a obiettivi e percorsi strategici. Già si parla di ricostruzione, come dopo un conflitto bellico.
Intanto il Ministero per l'Innovazione tecnologica la Digitalizzazione si è fatto promotore di una importante iniziativa di solidarietà digitale. La risposta a questo invito a collaborare non si è fatta attendere da centinaia di grandi, medie e piccole imprese intenzionate a supportare i cittadini e le aziende in difficoltà attraverso piattaforme digitali e servizi gratuiti.
In queste ore gli Italiani stanno adeguando le proprie competenze e aggiornando i propri sistemi operativi proiettandosi, gioco forza, verso la digital economy.
Il mondo cambia “a scatti, non gradualmente” - come ricorda il giornalista Massimo Gramellini - e questa corsa non prevista al miglioramento dei processi ci sta catapultando verso una dimensione complessivamente più “smart”, cosa che non siamo riusciti a fare prima nonostante la tecnologia fosse lì, a portata di mano.
Dopo il contraccolpo di una pandemia che abbiamo fatto fatica a comprendere nei suoi esatti contorni, oggi cogliere alcune opportunità è più una necessità che una possibilità, pena rimanere esclusi, “darwinianamente” parlando.
Da questa iniziativa di solidarietà digitale del Governo, molto partecipata dalle imprese, e dalle mille che stanno fiorendo spontaneamente, meno visibili e tracciabili, sembra comunque che l'Italia, in un clima misto fra tregenda e speranza, abbia scelto di non piangersi addosso.
Se le premesse sono queste, con la loro capacità di problem solving che spunta fuori a ogni emergenza come un vantaggio competitivo e una risorsa d'eccellenza, gli Italiani ce la possono fare.
Marina Ricci - Redazione ACT