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18/05/2020
Da quando è scoppiata l'emergenza Covid-19, nel turismo si naviga a vista.
L'ultima novità datata 16 maggio, una vera iniezione di fiducia per il settore, è la decisione da parte del governo di allentare la morsa e riaprire le frontiere dal prossimo 3 giugno ai paesi dell'area Schenghen con l'aggiunta di Svizzera e Monaco eliminando la misura dei quattordici giorni di quarantena attualmente previsti. Dunque i turisti stranieri potranno venire in Italia e i cittadini italiani potranno recarsi liberamente all'estero, ma solo nei paesi che abbiano riaperto i propri confini o che consentano l'ingresso senza la misura della quarantena.
Sullo sfondo di questa decisione, le fasi roventi di una partita impietosa, quella sul turismo che si sta giocando in Europa, fra balzi in avanti e discriminazioni poco diplomatiche.
Il premier Giuseppe Conte lo scorso 13 maggio aveva espresso una ferma opposizione agli accordi bilaterali che alcuni paesi stavano mettendo a punto con ricadute negative per l'Italia, già minata dalle limitazioni del traffico aereo: “Non accettiamo accordi bilaterali all'interno dell'Ue – aveva dichiarato Conte - che possano creare dei percorsi turistici privilegiati”.
L'Unione europea, dal canto suo, ammettendo di non avere voce in capitolo sugli accordi bilaterali, si era premurata di fornire le sue linee guida sostenendo la necessità di rispettare un principio di “non discriminazione” e un criterio di “comparazione dei dati epidemiologici”. In sostanza l'indicazione era stata quella di consentire il viaggio da tutte le aree, regioni o Paesi dell'Ue con condizioni epidemiologiche simili basandosi sui dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che sta sviluppando una mappa dei livelli di trasmissione dei virus.
Nonostante la dura opposizione del governo italiano, alcuni paesi si erano affrettati nell'individuazione di soluzioni poco ispirate allo spirito comunitario confermando la tendenza a tutelare in primis i propri interessi economici piuttosto che l'Europa nel suo insieme. Si era così determinato un quadro assolutamente disomogeneo.
Francia e Regno Unito avevano già affrontato i termini di un accordo, che in previsione avrebbe incluso anche l'Irlanda, con l'eliminazione della quarantena e il mantenimento dell'autoisolamento unicamente per chi sarebbe entrato da altri paesi nel Regno Unito, ad esclusione della Francia; la Germania, intenzionata ad aprire corridoi con la Danimarca, aveva già pianificato accordi con Francia e Lussemburgo; Germania, Austria e Repubblica Ceca sembra stessero studiando un accordo per la libera circolazione; l'Austria disposta ad aprirsi ai confinanti avrebbe rimandato l'apertura all'Italia; Estonia, Lettonia e Lituania hanno già riaperto i confini tra loro il 15 maggio; Grecia e Malta avevano fatto sapere di essere disponibili a siglare accordi con paesi epidemiologicamente più sicuri; si era anche parlato molto dei cosiddetti corridoi turistici dall'area germanica verso Slovenia e Croazia nonché della circolazione “a senso unico” che avrebbe potuto vedere ad esempio il Portogallo accogliere i turisti spagnoli ma non consentire ai propri cittadini di andare liberamente in Spagna.
Risulta evidente come da una configurazione del genere l'Italia, e per certi versi anche la Spagna, sarebbero rimaste tagliate fuori e come la decisione presa dal governo si presenti come un'ancora di salvezza rispetto a una situazione che ci avrebbe potuto penalizzare pesantemente sul piano economico, se già non fosse bastato tutto il resto.
Anche Giorgio Palmucci, Presidente dell'Enit, l'organismo di promozione dell'Italia che in questo periodo avrebbe rafforzato il proprio ruolo nella cabina di regia del turismo, a tale proposito aveva rimarcato che sarebbe stato possibile rivedere i turisti stranieri in Italia solo evitando la quarantena all'interno dell'area Schenghen dimostrandosi dunque contrario agli accordi bilaterali che avrebbero ostacolato e danneggiato l'area mediterranea.
Considerato l'antefatto delle ultime due settimane, si comprende meglio come allo stato attuale vi siano ancora molti nodi da sciogliere perché i cittadini italiani (nonché europei) possano tornare a circolare liberamente in Europa. Attualmente la Slovenia e la Svizzera hanno riaperto i confini mentre la Germania li riaprirà il 15 giugno agli altri paesi europei, fatta esclusione per l'Italia e la Spagna, appunto. Per conoscere gli sviluppi relativamente a Francia, Regno Unito, Grecia etc., dovremo attendere qualche giorno essendo la situazione in continuo divenire. Restano inoltre ancora sospesi gli spostamenti verso il resto del mondo.
Intanto il decreto Rilancio approvato dal Consiglio dei Ministri il 13 maggio scorso ha previsto 5 miliardi di euro per la cultura e il turismo. Per la promozione è stato stanziato un fondo di 20 milioni di euro destinato a una campagna marketing che dovrà favorire il turismo in Italia, mentre fra le misure specifiche di supporto economico al settore vi è un fondo di emergenza da 25 milioni di euro destinato ad agenzie e tour operator da finalizzare con le diverse associazioni di settore, una maggiore flessibilità alle imprese turistiche nella richiesta della Cig, l'esenzione della prima rata Imu su hotel e stabilimenti, una proroga del credito d'imposta sugli affitti e l'erogazione di 600 euro anche a beneficio dei lavoratori stagionali del turismo.
Come ha dichiarato il Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini: “Tutti i settori hanno sofferto duramente in questa crisi, ma il turismo e la cultura sono quelli che hanno pagato maggiormente le conseguenze dell'epidemia. Il decreto Rilancio prevede interventi per sostenere le imprese turistiche e culturali, dai crediti di imposta per gli affitti ai ristori per gli alberghi e le aziende con grandi perdite di fatturato sino all'allungamento degli ammortizzatori sociali, così come per la sanificazione e l'adeguamento delle strutture alle prescrizioni sanitarie dovute. Senza scordare la promozione turistica con fondi destinati al turismo interno a partire dal bonus vacanze, che da solo vale circa 2,4 miliardi di euro, e le tante semplificazioni come quella per i tavolini di bar e ristoranti che incentiveranno i consumi all'esterno per una ripresa più sicura”.
Tornando alla promozione, si affronta la stagione estiva con il paradosso della comunicazione che rincorre un treno in corsa considerando che, mentre scriviamo (18 maggio), stanno riaprendo gli stabilimenti balneari a beneficio intanto della popolazione locale.
Dovremo celermente portare l'Italia fuori dal preconcetto di essere “la terra dei contagi” e recuperare terreno in termini di immagine. In questo senso la comunicazione assume un ruolo strategico soprattutto in un momento dal fiato corto, compresso com'è fra lo stato di emergenza ancora troppo vicino, e l'estate che avanza. La promozione a questo punto sarà riprogrammata per essere orientata su una doppia direttrice, da un lato l'incoming e dall'altro il turismo domestico.
Per stimolare la fiducia bisognerà intercettare il turismo tradizionale dall'estero che rischia di convergere su nuovi lidi considerati più sicuri (Grecia, Malta, Croazia) ma anche la domanda interna e il turismo “paracadute” degli Italiani che, in tempi normali, sarebbero andati all'estero. Promuovendo le destinazioni sul mercato interno e segmentando l'offerta sulla base dei diversi target, sarà utile soffermarsi e comprendere il potenziale espresso dagli Italiani.
Al tempo che scarseggia e alla difficoltà di fare programmi, si associa un'altra problematica rilevata da Confturismo Confcommercio secondo cui “si raffredda la voglia di viaggiare”. Un'indagine rivela infatti che il 57 % non farà vacanze a fine emergenza, il 20 % le farà, il 15 % non sa, per motivi economici e l'8 % non sa se avrà le ferie.
All'indomani del decreto Rilancio, il commento a caldo di Confcommercio, che nei giorni scorsi aveva rilanciato la necessità di attuare misure ingenti a sostegno del settore, è stato: “Se viene disposta l'esenzione dal pagamento della prima rata Imu per tutti gli immobili destinati all'esercizio dell'attività di ricettività turistica e per gli stabilimenti balneari, nonché l'esenzione, fino al 31 ottobre, dal pagamento di Tosap e Cosap per i pubblici esercizi, su un altro versante un tax credit massimo di 500 euro per nuclei familiari con reddito Isee non superiore a 40mila euro non appare invece in grado di suscitare effetti rilevanti ai fini della domanda turistica degli italiani”.
“Soprattutto - continua la nota di Confcommercio - manca un approccio organico al turismo e al sistema dei trasporti e della logistica, che davvero potrebbero svolgere un ruolo strategico per la crescita del Paese entro ed oltre il tempo dell'emergenza”.
La maggior parte delle imprese del turismo si sta preparando a non saltare la stagione estiva comunque vadano le cose, auspicando che con i provvedimenti del governo e l'avvio di una pseudo-normalità si riesca a “passare la nottata” dignitosamente.
Scavallando dalla fase critica per puntare verso nuovi orizzonti, si affermano nuove linee guida e un nuovo modo di progettare il futuro del turismo orientato più decisamente alla tutela della salute, ma anche alla sostenibilità ambientale, all'innovazione tecnologica e al digitale, ambiti che finora erano stati spesso posti in contrapposizione fra loro, ma che stanno invece dimostrando di poter viaggiare all'unisono perseguendo obiettivi condivisi riguardo alla valorizzazione dell'offerta turistica e alla tutela del pianeta.
Marina Ricci - Redazione ACT